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L’abilismo è dentro di noi, ma facciamo finta di niente

28 Novembre 2022

Oggi voglio partire da un punto molto semplice: “lamentarsi” di non riuscire a seguire i discorsi del Presidente Bertin perché “non si capiscono” è qualcosa che fa male e mi fa arrabbiare, perché questo è abilismo, una discriminazione che non si può e non si deve sentire, a maggior ragione all’interno delle istituzioni, luogo in cui non dovrebbero mai trovare spazio le discriminazioni.

Cos’è l’abilismo?

Di abilismo si parla poco, molto poco, tanto che, ad esempio, ai tempi del dibattito sul DDL Zan i dibattiti su questa forma di discriminazione erano quasi inesistenti, malgrado nel disegno di legge ci fosse anche questa. Già, perché l’abilismo è una discriminazione, o più nello specifico:

Un atteggiamento discriminatorio e pregiudizialmente svalutativo verso le persone con disabilità. 

def. Treccani

Insomma, prendersela con una persona con disabilità per via della sua disabilità, fare dell’ironia a riguardo, trattare una persona con una disabilità come un “poveretto”, come se la persona fosse la sua disabilità, e girare la testa dall’altra parte sono tutte forme di abilismo.

La cosa più grave, forse, è che questo sia tutto sommato socialmente accettato o reputato socialmente accettabile al punto che mi è capitato di leggere commenti come “oh, ma ti serve il sostegno?” anche da parte di attivisti o esponenti politici della nostra regione. E poi, che sarà mai, in fin dei conti, una bella barzelletta? Non è che possiamo prendercela per tutto, giusto?

E invece sì, possiamo. Anzi, dobbiamo.

Perché comportamenti come questi, o frasi come “ma poverino” e “non lo guardare”, non sono però altro che la punta dell’iceberg.

Per qualcuno è più facile, e lo capisco, censurare altri tipi di comportamenti (quelli che nella cosiddetta piramide dell’abilismo vengono considerati inaccettabili), come esclusione sociale, molestie, odio e violenza su una persona con disabilità.

Purtroppo, però, a creare i maggiori problemi nella quotidianità e per il futuro non sono quei comportamenti che appaiono evidentemente da censurare, ma tutte quelle azioni e quelle dichiarazioni che “sono tutto sommato accettabili” perché, all’interno di questa accettazione si nasconde un futuro difficilmente a portata di persona con disabilità. L’indifferenza, la pietà, la minimizzazione, un approccio ancora troppo spesso di tipo esclusivamente assistenziale e/o medico, la costante presenza di barriere architettoniche e il fare o accettare di sentire battute offensive, sulla via verso l’eliminazione dell’abilissimo sono ostacoli grandi quanto montagne.

Alla fine, cosa è socialmente accettabile?

Te lo dico io: niente.

Oggi ho voluto scrivere queste righe a proposito dell’abilismo, ma la verità è che nessun comportamento discriminatorio può essere ritenuto accettabile. E non può esserlo mai, né quando si parla di comportamenti violenti o di fatti di cronaca, né quando ci tocca viverle nel silenzio delle quotidianità, tra un marciapiede troppo alto, una battutina o una frase in Consiglio regionale.

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